Ti sei mai chiesto qual è il modo migliore per pulirsi l’ano dopo la defecazione?
Oppure sei amante del sesso anale e non sai se sia davvero necessario provvedere alla pulizia del canale anale prima di un rapporto?
L’orifizio anale è una parte molto sensibile del corpo, che è naturalmente attraversata periodicamente dalle feci, quindi dai rifiuti organici composti quasi esclusivamente da batteri.
Questa sua caratteristica rende il naturale ‘foro d’uscita’ del nostro corpo molto delicato, sempre a contatto con microorganismi e rifiuti che, però, al contempo possono essere proprio la sua naturale protezione.
E che dunque non andrebbero danneggiati.
Sull’Internet spesso si leggono autentiche castronerie sulla pulizia dell’ano, e ancor più spesso queste informazioni errate sono anche pericolose, poiché possono dare al paziente indicazioni del tutto inadeguate che, a volte, causano dei veri e propri disturbi anorettali.
Leggi questa pagina scritta dalla Dott.ssa Luisella Troyer, Chirurgo Proctologo, per sapere qual è il modo migliore per detergere senza danni e senza irritazioni l’ano.
Cos’è l’orifizio anale?
l'orifizio anale è solo l'ultima parte dell'apparato gastrodigerente
In anatomia, l’orifizio anale è la naturale apertura del canale anale, cioè l’ultimissima parte del lungo tubo gastrodigerente umano.
A sua volta, il canale anale è il finale del canale rettale, ovverosia l’ultimo segmento dell’intestino crasso che, nel gergo comune, è conosciuto semplicemente come colon.
Il colon, l’ultimo organo dell’apparato gastrodigerente, è un lungo e grosso tubo che avvolge tutto l’addome, convenzionalmente suddiviso in cinque sezioni anatomiche: il colon ascendente, il colon traverso, il colon discendente, il sigma e il retto, cioè il canale dritto (da cui il nome) che termina proprio con l’ano e l’orifizio anale.
L’orifizio anale è composto sia da cute, quindi pelle dotata di strato epiteliale (strato corneo superficiale) che, indicativamente dopo circa 1-1,5m dall’apertura dell’ano, diviene mucosa anale, senza soluzione di continuità .
Al contrario della cute esterna, la mucosa anale non è più protetta dallo strato corneo, e dunque risulta molto più sensibile e delicata sia per gli agenti chimici che, ovviamente, per le eventuali infezioni patogene esterne.
Come si formano le feci?
Le feci sono formate progressivamente nell’intestino, partendo da un liquido biancastro chiamato chilo.
Il chilo, che viene riversato dall'intestino tenue attraverso la valvola ileocecale nel colon, è il risultato dell’impoverimento del chimo, cioè il nutrimento che, carico di energia e sostanze chimiche indispensabili al corpo, è già stato assorbito e metabolizzato all'azione dei villi intestinali.
Nel colon, la ramificata rete di vasi linfatici che permeano tutta la mucosa intestinale assorbono progressivamente i liquidi e gli elettroliti del chilo, compattandolo e tramutandolo lentamente in una massa compatta e non più liquida.
I piccoli scarti di polisaccaridi ancora presenti nel chilo sono altresì attaccati da un grande numero di batteri che vivono in simbiosi nella nostra mucosa, chiamati flora batterica intestinale.
Ce ne sono di tantissimi tipi, e questi microorganismi aiutano il colon a compattare ed aumentare di volume il chilo, gonfiandolo e rendendolo solido sì ma morbido, facile da essere espulso.
I batteri amici che vivono nella nostra mucosa attaccano anche la bilirubina, un componente della bile scarto del degrado dei globuli rossi e che viene inviato dal fegato all’intestino, proprio per essere smaltito.
I batteri fermentano la bilirubina cibandosi dell'acido glucoronico in essa presente, e la tramutano in stercobilina: un pigmento di colore marrone, che dona il classico colore delle feci sane.
Dal cieco del colon il chilo, che piano piano viene tramutato nelle feci, percorre tutto l’intestino grazie al movimento naturale della peristalsi: delle contrazioni sincronizzate della mucosa intestinale, che spingono il materiale fecale in formazione verso il retto.
Nel retto le feci vengono raccolte nell’ampolla rettale: un’ectasia del canale rettale fatta per l’appunto ad ampolla, che si dilata per accogliere le feci e, dilatandosi, ci da lo stimolo a defecare.
La defecazione è l’ultimo atto di questo lungo percorso, che si conclude con l’apertura dell’orifizio anale e con l’espulsione delle feci formate.
I muscoli sfinteri e la continenza fecale
L’apertura e la chiusura dell’orifizio anale, e quindi della continenza fecale, è permessa da due muscoli specifici, posizionati proprio attorno al canale anale: i muscoli sfinteri.
Questi due muscoli particolari hanno la forma a ciambella, e sono concentrici: vi è lo sfintere interno, a contatto diretto con la parete esterna del canale anale, e lo sfintere esterno, che avvolge il primo.
Lo sfintere interno è un muscolo liscio involontario: non è possibile dunque controllarlo direttamente, poiché la sua contrazione è dettata dal sistema nervoso involontario.
Lo sfintere esterno è invece un muscolo rosso striato, di fibre comuni a quelle di tutti gli altri muscoli del corpo, e può essere controllato volontariamente.
I due sfinteri lavorano in sincrono, in un soggetto sano e senza patologie proctologiche o intestinali: quando l’ampolla rettale si riempie di feci, lo sfintere interno comincia a rilassarsi, e vi è lo stimolo a defecare.
Lo sfintere esterno è comandato a nostro piacere, e permette dunque l’evacuazione quando la situazione sociale lo permette, oppure, di rimando, permette di trattenere le feci se il momento non consente la defecazione.
Il benessere della mucosa anale è importante per il buon funzionamento dello sfintere interno, poiché irritazioni, tagli ed abrasioni della mucosa possono comportare il muscolo a pericolosi spasmi, che aumentano il suo tono (cioè la capacità di serraggio dell’ano) e, di conseguenza, una peggiore vascolarizzazione e ossigenazione di tutta la zona.
Nessun detergente anogenitale, per quanto delicato, deve essere utilizzato internamente nel canale anale.
La pulizia deve limtarsi alla zona dell'orifizio esterno, asportando i residui fecali delicatamente, grazie alla schiuma del detergente e all'acqua, che non deve essere mai troppo fredda o troppo calda.
Tentare di 'pulire in profondità ' il canale anale con ogni genere di sapone o detergente comporta sempre irritazioni ed infiammazioni, che devono essere evitate.
Il canale ano-rettale è naturalmente 'sporco', protetto dal muco, dal biofilm dei batteri nostri amici e anche dai residui fecali: così deve rimanere, sempre.
La presenza di feci nel canale anorettale: una normale situazione fisiologica
Il ciclo della formazione delle feci visto in precedenza è continuo, in un essere umano in salute.
Il nutrimento quotidiano, imprescindibile per ognuno di noi, viene costantemente convertito in energia e sostanze chimiche indispensabili per il corpo, e gli scarti sono espulsi sotto forma di feci dopo il lungo percorso di digestione.
In un soggetto sano, con un’alimentazione varia ed equilibrata, con la giusta idratazione e l’assunzione quotidiana di fibre, vengono prodotti mediamente 150 grammi di feci ogni giorno, espulse con la defecazione giornaliera.
Questo vuol dire che tutto l’intestino lavora sempre, costantemente, riassorbendo i liquidi del chilo e tramutandolo in alvo grazie al fondamentale supporto del microbiota intestinale.
Ecco perché in tutto il colon è assolutamente normale trovare sempre residui fecali: essi vengono prodotti in continuazione, almeno finché l’organismo si nutre ed è vivo.
Ed è un bene che ciò accada, poiché l’alvo interno al nostro colon è frutto della fermentazione batterica dei parassiti nostri amici, che hanno anche un’altra fondamentale funzione: proteggono la delicatissima parete della mucosa dall’attacco di altri microbi potenzialmente nocivi.
Difatti, la presenza del microbiota intestinale forma proprio un vero e proprio biofilm protettivo della mucosa intestinale, dal cieco sino all’orifizio anale.
Questo biofilm impedisce ad altri batteri, o anche funghi o virus, di attaccare la sensibile mucosa, evitando dunque pericolose infezioni.
Il biofilm del microbiota è sempre misto a residui fecali, e ricopre anche l’ultima parte dell’intestino, sino al canale anale.
Proprio nel canale anale è importante ancor di più la presenza del microbiota che, assieme al muco prodotto dalle ghiandole mucipare, forma una specie di barriera vischiosa che ‘appiccica’ e tiene dunque intrappolati i batteri patogeni che possono tentare d’insidiare l’interno del corpo.
Ecco perché questo biofilm, che comporta tracce di feci e muco, deve essere sempre preservato e mai rimosso, almeno se non si vuole esporre la mucosa anorettale al rischio di infezioni ed infiammazioni.
La pulizia dell’ano: una storia antica, e non sempre così… Pulita
il tersorium romano, usato per pulirsi l'ano dopo la defecazione
L’evoluzione umana ha permesso al genere Homo di alzarsi lentamente in una posizione bipede, ma questa evoluzione, accaduta in milioni di anni, è comunque molto breve se comparata all’avvento della vita sulla terraferma (avvenuta miliardi di anni fa).
Anche rispetto alle altre grandi scimmie, di cui fa parte, l’Homo Sapiens è l’unica specie vivente che è riuscita a conquistare una piena andatura eretta, ma questa conquista evolutiva ha avuto comunque dei costi.
Tra i tanti, quello di sviluppare l’ipertrofismo dei glutei e delle cosce, necessari per mantenere sorretto tutto il corpo.
L’orifizio anale, negli esseri umani, è dunque situato alla fine delle natiche, cioè nel punto di loro giunzione.
Questa posizione diciamo ‘incavata’, dissimile da quella degli altri mammiferi quadrupedi ad esempio, comporta la presenza di residui dopo la defecazione che, per quanto avviene solitamente in posizione di ponzamento (cioè accovacciati), macchia comunque la zona perianale e parte delle natiche.
Se i residui fecali all’interno della mucosa anorettale sono una presenza normale e fisiologica, dunque benefica, lo stesso non si può dire dei residui che invece rimangono attaccati alla cute perianale e alle natiche.
Lì i residui fecali, a contatto con la pelle esterna, possono dare origine a eccessiva fermentazione batterica che, se non pulita, può portare allo sviluppo di infiammazioni ed irritazioni della pelle.
Questo fatto, unito anche al pericolo di lordare gli indumenti con l’ano sporco di residui (notoriamente non gradevoli all’olfatto) ha fatto sì che, da sempre, l’uomo tenda a pulirsi l’ano dopo ogni defecazione.
In tempi passati, in periodi davvero remoti, venivano utilizzate foglie naturali o fonti d’acqua (over presenti), ma alcune civiltà antiche hanno usato i ‘detergenti’ più disparati: anche la sabbia del deserto, in assenza di acqua!
L’uso della carta igienica come noi lo intendiamo ora è d’origine cinese, e risale al XIV secolo.
Prima di allora, i nostri avi spesso si pulivano l’ano sempre con foglie, spugne marine morbide (come nel caso dei romani) o, semplicemente, a mani nude.
L’uso della carta nel mondo occidentale diciamo ‘moderno’ è risalente all’inizio del ‘600, quando lentamente prese il posto dei piccoli pezzi di stoffa o carta straccia che, specie in Europa, erano disponibili nei gabinetti, già verso la fine del Rinascimento.
L’avvento della carta stampata e la diffusione dei giornali, dal XV secolo in poi, non solo diedero una grande spinta alla conoscenza e all’informazione dei popoli, ma donarono agli stessi anche un buon supporto, economico e alla portata di tutti, per… Detergersi l’ano.
Lo storico ‘inventore’ della carta igienica moderna è universalmente riconosciuto nella figura di Joseph C. Gayetty, che la propose nel 1850: un americano che, per primo, ideò specifici fogli di carta senza inchiostro per la pulizia anale.
Fa quasi sorridere a riportarlo ora, ma il primo nome della carta igienica non fu ‘igienica’, ma bensì ‘medicata’: questo perché Gayetty era convinto che la presenza di inchiostro sulla carta dei giornali, all’epoca usata come economica e pratica ‘toletta’, causasse il prolasso emorroidario.
I medici di allora non presero bene l’innovazione, e tacciarono Gayetty e la sua ‘medicated paper’ di ciarlataneria.
In realtà , avevano ragione entrambi: la ‘carta medicata’ non curava affatto le emorroidi ma era comunque un grande aiuto per i consumatori, poiché i pacchetti di strisce di carta erano molto più confortevoli dei ruvidi giornali.
La carta igienica venne prodotta in strisce e pacchetti fino al 1879, quando la Scott Paper Company iniziò a produrla a rotoli.
Rimase una carta ‘morbida’… Solo sulla carta, in quanto sì decisamente più morbida di quella dei giornali, ma sempre imparagonabilmente ruvida con quella moderna.
La carta igienica grossomodo ‘attuale’ fu prodotta nel 1942, distribuita in due veli, e non in un singolo foglio compatto.
Da quell’anno in poi sono aumentati i veli e la morbidezza, ma sostanzialmente il prodotto è rimasto invariato.
Accanto alla comune carta igienica sono però apparsi prodotti similari ma umidificati, come salviette detergenti e similari.
Sono prodotti concettualmente simili alla carta igienica tradizionale, pensati però per superare il limite, intrinseco, della ‘pulizia a secco’ che il suo uso comporta.
Nel passato, nei paesi della penisola araba, la pulizia dopo la defecazione veniva effettuata, per preservare la preziosissima acqua, con... La mano sinistra.
Era difatti tale mano che aveva il compito, abbastanza ingrato ma comunque necessario, di pulire l'orifizio anale dai residui delle feci.
La mano poi veniva pulita 'lavandola' con la sabbia.
E sicuramente, ai tempi, il motivo per cui non si usava dunque la mano sinistra per salutare amici e sconosciuti è decisamente sensato.
Da quei tempi, fortunatamente, molto è cambiato, ma è rimasta la tradizione di... Non dare mai la mano sinistra durante una presentazione conviviale.
Come va pulito l’ano? Carta igienica o bidet?
la carta igienica moderna è formata da più veli, che le donano morbidezza
La detersione dell’ano può avvenire per asportazione delicata dei residui fecali con morbida carta igienica (o salviette inumidite) o, alternativamente, con la pulizia diretta con acqua e detergente.
Vi sono pro e contro di entrambe le tecniche, facili da intuire:
La carta igienica ha i seguenti pro:
- È economica e può essere utilizzata in qualsiasi contesto, anche in emergenza;
- Può essere portata ovunque, e si trova ovunque;
- È rapida da utilizzare e non richiede acqua corrente;
Di contro, abbiamo:
- Anche se i rotoli moderni sono morbidi, effettuano sempre un’abrasione, seppur delicata;
- Non asporta del tutto tutti i residui, ma solo i più grossi;
- I micro-residui che rimangono possono dare origine ad infiammazioni;
- Alcune persone molto delicate hanno irritazione anche con carta igienica a veli molto morbidi
L’uso del bidet invece ha i seguenti vantaggi:
- Permette una pulizia accurata e senza abrasioni
- Possono essere utilizzati detergenti di ogni tipo
- Adatto alle persone molto delicate
Per contro:
- Necessita di una struttura apposita
- Necessita di una fonte d’acqua corrente
- Non può essere sempre presente fuori casa
In una persona sana, senza particolari patologie proctologiche, non è necessariamente vitato l’uso della carta igienica, al contrario di quello che si può leggere online: può essere utilizzata, ricordandosi sempre che dovrebbe essere preferita una carta molto morbida, bianca, senza decori e coloranti.
La pulizia dell’ano andrebbe fatta delicatamente, pinzando (e non strofinando) i residui e non strusciandoli sulla cute, stando ben attenti a non strusciare oltre il bordo perianale.
Questo sistema di pulizia, comunque, non garantisce la totale rimozione dei residui esterni delle feci, e anche se effettuato con carta molto morbida o inumidita, può comunque irritare la cute perianale e la mucosa dell’attaccatura anale.
Nei pazienti proctologici, cioè affetti da patologie anali, questo tipo di pulizia con la carta è quasi sempre sconsigliato.
La detersione con acqua e detergente è dunque consigliata, sia per persone sane che con patologie ano-rettali specifiche.
Ora andremo a vedere come dovebbe essere fatta.
Come ci si deve detergere l’ano dopo la defecazione?
La detersione anale è effettuata con acqua e un detergente, che NON deve essere un sapone.
In ambito commerciale, per ‘sapone’ s’intende un prodotto a base di sodio o potassio, mescolato a varie altre sostanze, il cui scopo principale è sciogliere e dunque asportare dai tessuti cutanei i grassi.
In quasi tutti i saponi moderni è presente, oltre al principio lipolitico, anche una componente tensioattiva, imprescindibile per impedire che il grasso si riposizioni nuovamente sui tessuti.
Tutti i saponi, per la loro intrinseca natura lipolitica, aggrediscono non solo lo sporco sulla pelle, ma anche il film idrolipidico della cute stessa.
Il film idrolipidico, chiamato anche mantello acido, è la naturale protezione che circonda tutto il nostro corpo, formata dal sebo unito al sudore.
Questo sottile ed invisibile film è una barriera micidiale per virus, batteri e parassiti, che appena si posano su di esso, per la sua leggera acidità , vengono uccisi.
La zona perianale è coperta naturalmente dal film idrolipidico, che però s’interrompe all’attaccatura della mucosa anale.
Un sapone troppo aggressivo, carico di tensioattivi, è dunque da evitare per la zona anale e perianale: può creare irritazioni, portando via il film idrolipidico e infiammando la mucosa vicino all’orifizio.
La detersione, pertanto, dovrebbe essere effettuata con detergenti specifici per la zona ano-genitale: ne esistono svariati in commercio, e hanno la caratteristica di avere un basso numero di tensioattivi, non contenere profumi o irritanti per la pelle.
Quasi tutti hanno anche un principio attivo fitoterapico, ad azione lenitiva per la cute perianale, come ad esempio estratti di calendula o propoli.
Alcuni contengono anche molecole di acido ialuronico, un noto idratante naturale della cute.
Questi detergenti, anche se molto delicati e non aggressivi del delicato film idrolipidico, devono comunque essere utilizzati con metodo e moderazione.
Non bisogna usarne in quantità eccessiva, ma solo il giusto: dopo ogni defecazione e, per una naturale igiene quotidiana, una volta al giorno, eventualmente al mattino o alla sera.
Mai eccedere nel loro utilizzo poiché, benché delicati, anche i detergenti ano-genitali, se usati troppo spesso, possono danneggiare il film idrolipidico e causare fenomeni di sensibilizzazione.
Qualsiasi detergente ano-genitale è pensato esclusivamente per la zona esterna dell’orifizio anale, e pertanto il suo uso deve essere obbligatoriamente confinato a tale zona.
Questo vuol dire che la detersione deve riguardare solo la zona perianale e l’apertura dell’orifizio, e non deve mai essere pulita la zona interna del canale.
L’abitudine che alcune persone hanno, frutto di una cattiva informazione sanitaria, di pulire ‘a fondo’, col dito insaponato, il canale anale, è assolutamente da evitare.
Così facendo non solo si rischiano lacerazioni della mucosa, ma si irrita sicuramente la stessa, asportando il naturale biofilm batterico e il muco che fanno da protezione ai tessuti.
L’acqua utilizzata per la detersione deve essere a temperatura ambiente o debolmente tiepida, mai troppo calda né troppo fredda.
Per una detersione corretta, è sufficiente bagnare la zona perianale, applicare pochissimo detergente specifico (sono solitamente molto concentrati, e ne basta una piccola quantità ), massaggiare delicatamente la zona attorno all’ano, lasciare agire per qualche secondo e risciacquare.
L’asciugatura dell’ano deve essere effettuata con un asciugamano esclusivamente di cotone al 100%, possibilmente bianco, non strofinando ma tamponando delicatamente solo la zona esterna perianale e le natiche, evitando di provare ad asciugare l’interno dell’ano.
Questo tipo di detersione è necessaria e sufficiente per evitare irritazioni, infiammazioni, proctiti ed aniti, e mantenere un’egregia igiene quotidiana della zona anale.
Sull'Internet, grande biblioteca di informazioni ma anche luogo in cui esse circolano spesso non verificate (e non attendibili), si legge sin troppo frequetemente di articoli che consigliano i cosiddetti 'lavaggi anali' o 'lavande anali' prima o dopo un rapporto sessuale anale.
Tali consigli, purtroppo spesso dati anche da informatori sanitari o addirittura da Medici, sono assolutamente deleteri, e dovrebbero essere ignorati.
Gli unici casi in cui il canale ano-rettale dovrebbe essere diciamo così 'pulito' sono prima dell'intervento di videocolonscopia, prima dell'esame dell'aorta addominale oppure di uno specifico intervento colonproctologico.
Lavare l'interno del canale ano-rettale a scopi igienici è dannoso per la mucosa ano-rettale, poiché porta via il naturale biofilm batterico amico, nonché il muco e anche i residui fecali, formati dal microbiota intestinale, che fanno 'da tappo' all'invasione di microorganismi dannosi.
Anche effettuare i cosiddetti 'clisteri evacuativi' prima di un rapporto anale è sconsigliato: i clisteri ed i lassativi dovrebbero essere utilizzati sono come extrema ratio, esclusivamente per prevenire la formazione di un fecaloma dopo lunghi periodi di stipsi.
Il loro uso acidifica le feci, irrita la mucosa intestinale e diminuisce significativamente la naturale peristalsi fisiologica, impigrendo quindi il colon.
Si possono fare clisteri pulenti per il canale anale, ad esempio prima di un rapporto sessuale?
La pratica che molte persone praticano, sia eterosessuali che omosessuali, di eseguire una ‘pulizia preventiva’ del canale anale prima di un rapporto di sesso anale è assolutamente da evitare.
Come detto in precedenza, il canale anorettale è naturalmente protetto dal biofilm batterico della flora intestinale, nonché dal muco e dagli stessi residui fecali.
Qualsiasi alterazione a questa naturale situazione fisiologica provoca sempre un’irritazione della mucosa, che diviene non solo infiammata, ma sensibile all’attacco di microorganismi patogeni, che possono dunque infettarla.
Va ricordato che in ogni rapporto anale la probabilità che si creino micro-lacerazioni della mucosa è molto alto, e che dunque proprio da quelle, complice l’eventuale mancanza di protezione dei biofilm batterico e del muco, possono entrare gli agenti patogeni delle Malattie Sessualmente Trasmissibili.
I consigli che si leggono in giro sull’Internet, purtroppo a volte elargiti anche da operatori sanitari, sul come e con cosa ‘pulire’ il canale anale prima di un rapporto non corrispondono ai principi della buona pratica medica, non hanno fondamento scientifico, mettono a rischio la salute e dovrebbero dunque essere ignorati.
Per i pazienti proctologici: come deve essere fatta la pulizia anale?
In Medicina, per ‘paziente proctologico’ s’intende un paziente affetto da una o più patologie proctologiche o comunque condizioni di disturbo alla zona ano-rettale.
Ad esempio, un paziente con prolasso emorroidario, una ragade anale, una proctite o anite in atto, dei condilomi ano-genitali non ancora rimossi, un prolasso della mucosa anale, ecc.
Rientrano nel novero anche i pazienti che hanno subito da poco un intervento chirurgico proctologico, come ad esempio un’emorroidectomia secondo Milligan-Morgan, o un qualsiasi altro intervento all’ano o al retto.
Questi pazienti sono particolarmente fragili e delicati nella zona ano-rettale, poiché l’intervento subito ha, giocoforza, lesionato parte dei tessuti, che dunque devono ricostruirsi e guarire.
Per questi pazienti esistono speciali detergenti post-chirurgici, che usualmente sono prescritti dal Chirurgo dopo l’intervento, la cui composizione è ancora più delicata, e che molto spesso non hanno bisogno di essere applicati con le mani, ma possono anche essere spruzzati in mousse.
Ve ne sono molti in commercio, tutti di ottima qualità , ma l’indicazione specifica deve essere data dal Chirurgo nei consigli post-operatori.
L'ano andrebbe asciugato, dopo l'idonea detersione, esclusivamente con asciugamanti in puro cotone al 100%, possibilmente non colorato.
Il cotone non irrita la cute perianale, è delicato e l'assenza di pigmenti di colorazione (che potrebbero sensibilizzare la pelle) garantisce la sicurezza dell'operazione.
L'asciugatura dovrebbe essere delicata, mai strusciando l'ano ma tamponando delicatamente, senza eccessiva forza.
Deve essere asciugato, tamponando, solo l'orifizio anale e il bordo perianale, e mai internamente l'ano.
Ricorda che il canale ano-rettale e l’ano sono posti naturalmente ‘sporchi’, e così’ devono rimanere
La muocosa ano-rettale è naturalmente rosea, prottetta dal muco e dal biofilm batterico amico
L’evoluzione ci ha permesso di sviluppare un eccellente apparato gastrodigerente, in grado di nutrirsi pressoché di tutto, aiutandoci quindi in quella grande capacità di adattamento tipica del nostro genere Homo.
Il colon è un organo eccezionale: ha moltissime funzioni, la cui principale è il recupero dei liquidi e degli elettroliti, ma è sorprendente anche perché completa il suo lavoro metabolico grazie all’aiuto di altra vita, cioè della colonia della flora batterica nostra amica, che prospera nella mucosa intestinale.
Il microbiota intestinale è indispensabile per completare il processo di digestione: i batteri nostri amici ‘mangiano’ i residui dei polisaccaridi non assorbiti dai villi dell’intestino tenue e che, se non smaltiti, irriterebbero la mucosa e creerebbero condizioni di iper-glicemia dell’organismo.
Non solo, ma il microbiota attacca e fermenta anche elementi di scarto biliare come la bilirubina, che i reni non possono filtrare in quanto insolubile in acqua.
In ogni momento, la nostra mucosa intestinale, che compone anche il canale ano-rettale, è sempre ricoperta di batteri amici, nonché muco e residui fecali.
Proprio questi elementi (batteri amici, muco e residui fecali, che sono poi il residuo della fermentazione batterica) sono l’unica protezione che la mucosa ha contro gli attacchi dei batteri, dei parassiti e dei virus che possono attaccarla dall’esterno.
Cercare di ‘pulire’ un posto che, invece, deve essere fisiologicamente ‘sporco’ è un atto innaturale, che porta sempre situazioni di infiammazione o irritazione.
Ecco perché non dovresti preoccuparti di quanto il tuo canale anale sia ‘pulito’, ma dovresti solo limitarti a detergere l’ano e il bordo perianale con detergenti delicati ed idonei.
E, soprattutto, a farlo solo quando effettivamente serve.
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Nessun articolo è stato scritto, anche parzialmente, da un'intelligenza artificiale generativa.
Quindi ricorda che...
- l'orifizio anale è l'ultima parte dell'intestino e di tutto il lungo tubo gastrodigerente umano;
- il cibo, masticato dalla bocca, inizia un lungo percorso che lo porta ad essere assorbito ed assimilato, fino alla formazione delle feci nel colon;
- le feci sono il risultato finale della digestione, composte da sostanze a noi inutili, già private dei nutrienti oppure da elementi chimici metabolici di cui dobbiamo disfarci;
- circa l'80% delle feci è composto da batteri e il loro materiale di fermentazione;
- le feci sono marroni e morbide proprio grazie all'azione dei batteri, che attaccano i residui dei polisaccardi e trasformano la bilirubina in stercobilina;
- l'ano e il canale ano-rettale sono naturalmente protetti dal biofilm batterico, dal muco e anche dai residui fecali;
- la defecazione è l'atto espulsivo delle feci, che lascia residui sul bordo perianale e sulle natiche;
- l'essere umano ha bisogno di pulire i residui fecali dopo la defecazione, e nel corso della storia si è sempre ingegnato sul come farlo;
- l'uso della comune carta igienica risale alla metà del xix secolo;
- la carta igienica moderna è molto morbida e delicata, ma può comunque irritare le pelli sensibili, e lascia inevitabili micro-residui fecali;
- la detersione dell'ano per mezzo di acqua e detergente sarebbe da preferire sempre;
- per la detersione anale si dovrebbero utilizzare detergenti specifici e delicati, in grado di non alterare il mantello acido della cute perianale;
- la detersione anale deve fermarsi all'esterno, e nessun detergente dovrebbe mai essere utilizzato all'interno del canale anale;
- alcuni detergenti molto delicati sono disponibili in mousse spruzzabile;
- non bisogna detergersi l'ano con acqua troppo calda o troppo fredda;
- i lavaggi ano-rettali di 'pulizia profonda' sono assolutamente da evitare;
- sono da evitare anche lavaggi e clisteri preparatori prima del sesso anale
Nota deontologica
La Proctologia, in Italia, non ha ancora una Scuola di Specializzazione riconosciuta dal Ministero dell'Istruzione.
Non è quindi legalmente possibile riportare l'aggettivo 'specialista' al Medico Proctologo, poiché tale titolo accademico è riservato solo al Medico che, legalmente, ottiene un Diploma di Specializzazione.
Come branca della Medicina, la Proctologia può essere inquadrata come disciplina chirurgica, che può però allargarsi ed intendersi perfezionamento della Gastroenterologia, della Dermatologia, della Chirurgia Vascolare, dell'Oncologia, della Infettivologia e, non ultimo, anche della Ginecologia.
Questo vuol dire che la formazione del Medico che intende definirsi 'Proctologo' è effettuata prevalentemente sul campo, attraverso l'esperienza diretta e i casi clinici affrontati e risolti, nonché del continuo studio ed aggiornamento professionale.
La Dott.ssa Luisella Troyer, iscritta all'Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Milano, tiene dunque a precisare che ella è un Medico Chirurgo Specialista in Chirurgia Vascolare, e perfezionata poi Proctologo durante il suo trentennale esercizio della professione medica.
Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dalla Dott.ssa Luisella Troyer il giorno:
domenica 11 febbraio, 2024
La Dott.ssa Luisella Troyer è un Medico Chirurgo, specializzata in Chirurgia Vascolare e perfezionata in Proctologia.
Sin dal suo percorso come specializzanda, la Dottoressa ha avuto a cuore lo studio e la cura delle patologie proctologiche, in particolar modo delle emorroidi e dei prolassi emorroidari.
Ha accumulato, nel corso del suo esercizio come Chirurgo, circa 5000 ore di sala operatoria come primo operatore, di cui circa 120 di emorroidectomia Milligan-Morgan.
È uno dei primi Medici ad aver studiato e sperimentato la terapia con scleromousse per le emorroidi patologiche, che la Dottoressa ha giudicato d'elezione per il trattamento non traumatico dei prolassi emorroidari, con statistiche di risoluzione superiori al 95% e pertanto spesso comparabili con l'accesso chirurgico.
In ogni sua visita proctologica la Dottoressa utilizza, a complemento della valutazione clinica, un moderno videoproctoscopio totalmente digitale, di sua ideazione e realizzazione, in grado di catturare in tempo reale flussi video in alta risoluzione, che compone l'esame specialistico denominato Videoproctoscopia Endoscopica Elettronica.
Esegui l'esame della Video Proctoscopia Endoscopica Elettronica*
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