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Il fecaloma - Come viene, come si previene, come si elimina

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Il fecaloma

L'occlusione intestinale causata da feci dure e compatte
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Soffri di stipsi cronica, e spesso passi interni giornate consecutive senza andare di corpo?

Oppure, dopo un intervento chirurgico, l’intestino ti si è bloccato, e non riesci più ad evacuare normalmente?

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Sono tanti giorni che non scarichi, e ormai cominci ad avere autentici crampi intestinali, oltre che sfiancante sensazione di pesantezza e gonfiore perenne?

sei sotto cura antidolorifica da oppiacei, e questo ti sta causando una cronica stipsi, con evacuazioni sempre più rade e con feci sempre più dure?

Devi fare molta attenzione: in questi casi, la probabilità che si sviluppi un fecaloma sono decisamente consistenti.

Per sapere che cos’è un fecaloma, e quello che puoi fare per prevenirlo, continua a leggere questa pagina.

Che cos’è un fecaloma?

Un fecaloma è una massa compatta e dura di feci eccessivamente disidratate, che può formarsi in ogni parte dell’intestino ma che, solitamente, preferisce colpire il retto e il sigma (le ultime parti del colon).

Il fecaloma, come è facile intuire, essendo una massa compatta e dura di feci, è una vera e propria ostruzione del colon, ed è talmente indurita che, quasi sempre, risulta impossibile da espellere per il paziente.

Questo vero e proprio ‘tappo’ intestinale è un grosso problema, poiché può causare una vera e propria paralisi intestinale, con tutti i rischi (gravi) che essa comporta.

Consigli proctologici

In una persona sana ed in salute, con una buona dieta ed idratazione (ovviamente, in assenza di altre patologie intestinali di rilievo), la defecazione avviene solitamente su base giornaliera.

La media nord-americana ed europea del peso delle feci defecate giornalmente è di circa 150 grammi, ma variazioni a questo diciamo 'peso medio' delle feci sono quasi la norma, e pertanto la misura dovrebbe essere presa come una generica traccia.

L'importante è che le feci siano sempre morbide, facili da evacuare, di buona consistenza e della giusta colorazione.

Anche su quest'ultimo punto, cioè la colorazione, la media può variare dal marrone intenso a quello più chiaro, senza però mai divenire troppo scuro (nero) oppure giallognolo.

Come funziona il colon?

Per comprendere il perché si possa formare un fecaloma, è necessario prima un breve ripasso dell’intestino e della sua funzione anatomica.

L’intestino crasso, chiamato semplicemente colon, è l’ultima parte del lungo tubo gastrodigerente umano.

È un organo lungo circa 1,5 metri, unito all’intestino tenue per mezzo della valvola ileocale, e si conclude sfociando all’esterno per mezzo dell’orifizio anale.

Il colon raccoglie il chilo, cioè gli scarti residuali del nutrimento (che è stato già assorbito, nei componenti essenziali, dall’intestino tenue), trasformandoli in feci, cioè le scorie finali del cibo prive ormai di qualsiasi nutriente e, parte fondamentale, anche dell’acqua.

Il compito principale della mucosa del colon è difatti quella del riassorbimento dei liquidi del cibo, che viene effettuato per mezzo dei vasi linfatici, sparsi per tutta la mucosa.

Il colon si divide in cinque parti fondamentali (o quattro, secondo altre convenzioni anatomiche che uniscono il sigma-retto): il colon ascendente, da cui origina l’organo e la sua giunzione cecale, il colon traverso, che percorre da fianco a fianco il corpo, il colon discendente, il sigma (dalla tipica forma a sigma, per l’appunto) e il retto con l’ano, ultimissima parte del tubo digerente.

Il chilo proveniente dall’intestino tenue viene spinto per tutto il colon dal movimento della peristalsi: una ‘spremitura’ costante del chilo che, lentamente, lo fa avanzare verso il retto e raccogliere nell’ampolla rettale, pronto per essere espulso.

Durante questo movimento, causato proprio dalla mucosa del colon (che ha fibre muscolari autonome che la compongono), i vasi linfatici assorbono i liquidi del chilo, tramutandolo, con l’aiuto della fermentazione batterica dei batteri ‘amici’ che vivono proprio nel nostro intestino, in feci.

Il processo della peristalsi varia, per velocità, da persona a persona e a seconda delle abitudini alimentari, ma è fisiologico che, in un essere umano in salute e con una dieta variegata, in circa 24 ore il chilo si sia del tutto tramutato in feci, e quindi espulso per mezzo della defecazione.

Piccoli rallentamenti di questo meccanismo, specie se sporadici, non sono di solito patologici, ma grandi rallentamenti, spesso cronici, di solito sono inquadrati nella patologia che prende il norme di stipsi (o stitichezza).

Più il chilo rimane nell’intestino e più esso viene prosciugato dai liquidi, per effetto dell’assorbimento linfatico dei vasi linfatici.

Più le feci vengono private dei liquidi e più diventano dure, e conseguentemente difficili da espellere.

Ecco perché i pazienti stitici, quasi sempre, dimostrano grande sofferenza durante la defecazione, che spesso risulta proibitiva e molto provante.

Il fecaloma è un’estrema conseguenza di una peristalsi molto rallentata, che ha disidratato talmente tanto le feci da farle divenire dure come sassi.

Consigli proctologici

La stipsi cronica è una vera e propria patologia, che si manifesta come la difficoltà nella regolare evacuazione quotidiana, che diviene spesso impossibile oppure molto difficoltosa.

Sebbene un organismo umano in salute dovrebbe provvedere alla quotidiana evacuazione delle feci (di buona consistenza e morbide, non difficili da espellere), piccole variazioni a questa regola sono molto comuni, e spesso non legate a condizioni di stipsi conclamata.

Si parla di vera e propria stipsi solo quando le evacuazioni sono inferiori a due alla settimana, vi è una volta su quattro una grande difficoltà ad evacuare, vi è una volta su quattro la sensazione di svuotamento incompleto dell'intestino e le feci espulse siano, sempre una volta su quattro, particolarmente dure, di forma cosiddetta 'caprina'.

Solo in quel caso si può parlare di vero e proprio problema di stitichezza, che dovrebbe essere affrontato da un Medico Colonproctologo esperto di riabilitazione intestinale.

Quali sono le cause di un fecaloma?

Il fecaloma si forma sempre per un’alterazione del normale meccanismo della peristalsi, spiegato poco in alto, che a sua volta permette l’evacuazione regolare delle feci.

I fattori scatenanti di questa poca mobilità intestinale sono molti, e tra i maggiori possiamo senz’altro citare:

  • La stipsi cronica, a sua volta causata da un’ampia serie di fattori predisponenti;
  • Una ragade anale che, per il dolore che crea al paziente durante l’evacuazione, facilita la ritenzione psicologica che sfocia in una vera e propria stipsi psicosomatica;
  • Fistole ed ascessi anali, per gli stessi motivi della ragade;
  • Terapia antidolorifica base di oppiacei;
  • Tossicodipendenza da eroina o comunque oppiacei;
  • Dolicocolon (lunghezza anomala ed eccessiva del colon);
  • Una dieta eccessivamente povera di fibre;
  • Una non idonea idratazione quotidiana;
  • La presenza di dolicocolon, cioè una lunghezza eccessiva del colon (solitamente, il sigma)

In generale, qualsiasi fattore scatenante che porta alla stipsi può essere una causa della formazione di un fecaloma.

Che sintomi può dare un fecaloma?

La sintomatologia del fecaloma è comune a quella della stipsi e della sua degenerazione acuta, cioè l’occlusione intestinale.

Il paziente affetto da fecaloma manifesta quindi estrema sensazione di gonfiore addominale, peso localizzato su addome e retto, sensazione di ‘corpo estraneo’ nel canale rettale (se il fecaloma è posizionato, come solitamente accade, in ampolla o nel retto), spasmi continui dello sfintere e crampi addominali con dolore e tenesmo.

Purtroppo, nel tentativo di evacuare la massa fecale ostruita, spesso il paziente passa autentiche ore in bagno, sforzandosi in modo eccessivo ed aumentando quindi in maniera abnorme la pressione intraddominale.

Questo, non di rado genera uno shock del pavimento pelvico e della mucosa del canale ano-rettale, che sovente prolassa (a volte però, solo temporaneamente), dando origine alla patologia emorroidaria, a delle ragadi anali o comunque una lacerazione della parete anale, ad un rettocele (nella donna) o ad un prolasso rettale.

Anche l’appetito viene solitamente meno (anoressia), e non è raro che, nonostante la stipsi, vi siano comunque delle perdite di feci essenzialmente liquide (encopresi), o consistenti perdite di muco.

I sintomi non recedono fino alla risoluzione del fecaloma ma anzi, peggiorano sempre di più, sino a divenire insopportabili: questo spinge in paziente a cercare, spesso d'urgenza, un Medico al quale chiedere aiuto.

Fecalomi trascurati, sebbene raramente (per via delle cure a cui il paziente è costretto a ricorrere, anche controvoglia), possono portare ad una vera e propria occlusione intestinale con la lacerazione della parete intestinale, una sua necrosi, una peritonite e una conseguente, mortale, setticemia.

Consigli proctologici

Sebbene sia decisamente raro, visto i grandi dolori addominali e rettali che comporta e che spingono il paziente alla ricerca di immediate cure mediche, un fecaloma trascurato nel tempo può dare origine ad una vera e propria occlusione intestinale.

Tale occlusione può essere potenzialmente fatale per l'intestino, con la possibile necrosi della parete intestinale, sua eventuale perforazione e conseguente peritonite e shock settico.

Queste conseguenze, mortali se non curate con intervento chirurgico in urgenza, sono comunque rare: come detto, i fastidi ed i dolori di un fecaloma non sono sopportabili alla lunga, e dunque il paziente si rivolge, giocoforza, al Medico per avere un aiuto, ed iniziare così la terapia espulsiva della massa fecale indurita.

Qual è la cura per il fecaloma?

In primis, la cura migliore è la prevenzione assoluta del fecaloma.

In un corpo sano ed in buona salute, la defecazione giornaliera dovrebbe essere sempre garantita, con l’emissione di feci ben formate ma morbide, facili da espellere.

Questo è, in prima battuta, garantito dalla giusta dieta, con un’alimentazione varia ed equilibrata, la giusta idratazione e la regolare attività fisica.

Condizioni patologiche come la stipsi cronica o la cosiddetta ‘pigrizia intestinale’ non devono essere ignorate e minimizzate, ma bensì curate, col giusto percorso riabilitativo intestinale.

L’uso di sostanza stupefacenti a base oppiacea deve essere evitato, così come l’abuso di farmaci antidolorifici oppiacei.

Particolare attenzione dovrebbe essere data, da parte dei Colleghi Medici e del personale infermieristico ospedaliero, ai pazienti provenienti da operazioni chirurgiche di rilievo, che richiedono periodi più o meno lunghi di degenza.

In questi casi, la riabilitazione intestinale dovrebbe essere cominciata quanto prima, e il paziente dovrebbe essere stimolato ad andare di corpo (spontaneamente o meno, per mezzo di lassativi episodici), per impedire la formazione di un fecaloma.

Anche i pazienti allettati o comunque con scarse capacità di deambulazione dovrebbero essere seguiti con particolare riguardo dal lato intestinale, impedendo lunghi periodi senza evacuare.

Premesso ciò, una volta formatosi, il fecaloma è quasi sempre impossibile da espellere autonomamente, e richiede, nella quasi totalità dei casi, un aiuto medico o perlomeno infermieristico.

L’approccio non traumatico è quello privilegiato, e che viene tentato per primo: la massa fecale indurita viene ammorbidita con clisteri di acqua tiepida, camomilla e olio di vaselina.

La somministrazione dei clisteri deve essere lenta: il liquido deve pian piano penetrare nel canale ano-rettale e nell’ampolla, dando tempo al fecaloma di assorbire l’acqua e, dunque ammorbidirsi.

Nei casi di piccoli fecalomi oppure di fecalomi non eccessivamente induriti, questo approccio da spesso ottimi risultati, e permette l’evacuazione della massa fecale ostruita.

Quando questo approccio non funziona, è necessaria la frantumazione e l’asportazione manuale del fecaloma.

Essa è praticata da un Medico o un infermiere con esperienza, e consiste nella rottura - manuale e lenta - del fecaloma e l’asportazione, pezzo per pezzo, della massa fecale.

Il Medico può nel caso aiutarsi, in tal compito, con particolari strumenti non taglienti (a ‘cucchiaio’, come vengono spesso definiti), che consentono di asportare con più facilità i pezzi di fecaloma posizionati nell’alto canale rettale.

L’accesso chirurgico per la rimozione del fecaloma è riservato solo a casi davvero gravi, in cui l’accesso manuale è difficile oppure che, per posizionamento anatomico, non possono essere raggiunti dal canale anale.

Cosa posso fare per prevenire un fecaloma?

La prevenzione del fecaloma è la prevenzione della stipsi.

La massa del fecaloma si crea esclusivamente quando le feci permangono in ampolla rettale per troppo tempo, e divengono quindi eccessivamente dure, difficili da espellere.

Provvedere a regolari evacuazioni giornaliere, con feci morbide e ben formate, è già la prevenzione ottimale per l’insorgenza del fecaloma.

Evitare l’uso di oppiacei (eroina, morfina o i suoi derivati) è anch’essa una prevenzione per il fecaloma, poiché i derivati dell’oppio, com’è noto, sono potenti agenti costrittori ed inibitori della normale peristalsi intestinale.

Una dieta ricca di fibre, con la giusta idratazione quotidiana, è imperativa per tutti, e consente di ottenere feci morbide, della giusta consistenza, facilitando il movimento intestinale e, dunque, la regolare espulsione quotidiana.

Al contrario di quello che molti credono, la stipsi non è una condizione patologica incurabile: la moderna Medicina riabilitativa dell’intestino può fare molto per migliorare la condizione dei pazienti, ma essi devono comunque attivarsi e cercare un aiuto medico.

Pazienti anziani, allettati o comunque incapaci di muoversi regolarmente devono sempre essere tenuti in debita considerazione: la loro dieta va adeguatamente calibrata, ed è necessario impedire lunghi periodi senza regolari evacuazioni.

Anche i pazienti in ripresa dopo un intervento chirurgico di rilievo devono essere seguiti con cura nella loro ripresa intestinale, specialmente aumentando la sensibilità e la consapevolezza del personale Medico ed infermieristico degli ospedali (purtroppo, spesso poco attento all’importanza della riabilitazione dell’intestino dopo l’accesso chirurgico).

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Quindi ricorda che...
  • un fecaloma è una massa dura, compatta e disidratata di feci, difficile da espellere autonomamente;
  • la formazione di un fecaloma è sempre relativa ad un episodio di stipsi prolungato nel tempo;
  • un fecaloma si può manifestare con svariate cause scatenanti, ad esempio l'uso continuo di oppiacei, una lunga riabilitazione post-chirurgica, un particolarmente lungo episodio di stipsi, ecc.;
  • il fecaloma è una vera e propria occlusione intestinale, che causa violenti spasmi anali, dolori e distensione addominale, sensazione di perenne gonfiore, tenesmo e anoressia;
  • una dieta ricca di fibre, con la giusta alimentazione e la giusta attività fisica sono importanti per evitare episodi di stipsi, e dunque la formazione di un fecaloma;
  • la terapia per il fecaloma prevede in suo ammorbidimento per mezzo di clisteri specifici, oppure la sua rimozione manuale;
  • in alcuni casi, quando è impossibile provvedere alla rimozione manuale del fecaloma, è necessario intervenire chirurgicamente

Avviso deontologico medico
Nota deontologica

La Proctologia, in Italia, non ha ancora una Scuola di Specializzazione riconosciuta dal Ministero dell'Istruzione.

Non è quindi legalmente possibile riportare l'aggettivo 'specialista' al Medico Proctologo, poiché tale titolo accademico è riservato solo al Medico che, legalmente, ottiene un Diploma di Specializzazione.

Come branca della Medicina, la Proctologia può essere inquadrata come disciplina chirurgica, che può però allargarsi ed intendersi perfezionamento della Gastroenterologia, della Dermatologia, della Chirurgia Vascolare, dell'Oncologia, della Infettivologia e, non ultimo, anche della Ginecologia.

Questo vuol dire che la formazione del Medico che intende definirsi 'Proctologo' è effettuata prevalentemente sul campo, attraverso l'esperienza diretta e i casi clinici affrontati e risolti, nonché del continuo studio ed aggiornamento professionale.

La Dott.ssa Luisella Troyer, iscritta all'Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Milano, tiene dunque a precisare che ella è un Medico Chirurgo Specialista in Chirurgia Vascolare, e perfezionata poi Proctologo durante il suo trentennale esercizio della professione medica.

Chirurgo Vascolare Proctologo a Milano Dott.ssa Luisella Troyer

Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dalla Dott.ssa Luisella Troyer il giorno:

domenica 11 febbraio, 2024

La Dott.ssa Luisella Troyer è un Medico Chirurgo, specializzata in Chirurgia Vascolare e perfezionata in Proctologia.

Sin dal suo percorso come specializzanda, la Dottoressa ha avuto a cuore lo studio e la cura delle patologie proctologiche, in particolar modo delle emorroidi e dei prolassi emorroidari.

Ha accumulato, nel corso del suo esercizio come Chirurgo, circa 5000 ore di sala operatoria come primo operatore, di cui circa 120 di emorroidectomia Milligan-Morgan.

È uno dei primi Medici ad aver studiato e sperimentato la terapia con scleromousse per le emorroidi patologiche, che la Dottoressa ha giudicato d'elezione per il trattamento non traumatico dei prolassi emorroidari, con statistiche di risoluzione superiori al 95% e pertanto spesso comparabili con l'accesso chirurgico.

In ogni sua visita proctologica la Dottoressa utilizza, a complemento della valutazione clinica, un moderno videoproctoscopio totalmente digitale, di sua ideazione e realizzazione, in grado di catturare in tempo reale flussi video in alta risoluzione, che compone l'esame specialistico denominato Videoproctoscopia Endoscopica Elettronica.

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