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L’idrocolonterapia: funziona davvero? O è un abuso medico?

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L’idrocolonterapia: un abuso medico che va evitato

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Il colon, il nome comune dell’intestino crasso, è l’organo del nostro corpo che ci permette di completare il lungo processo di digestione, nonché di espellere gli scarti del metabolismo sotto forma di feci.

Al contrario di altri organi la cui funzione è stata subito chiara all’essere umano, fin dagli albori della Medicina, la reale funzione del colon di riassorbitore di liquidi è rimasta oscura, almeno fino al 1622, quando il Medico cremonese Gaspare Aselli scoprì i vasi chiliferi, e da lì tutta la funzionalità del complesso sistema linfatico umano.

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L’importanza della corretta funzionalità del colon è un fattore basilare per il benessere intero del corpo: se l’intestino si blocca, non funziona bene o è malato, ne risente pesantemente tutto l’organismo, poiché è proprio dal colon che il corpo riassorbe gran parte dei liquidi fondamentali alla sua sussistenza.

Proprio per questo, purtroppo, da secoli il colon e il suo benessere è anche un grosso business per scaltri profittatori che, facendo leva sul necessario bisogno della regolare evacuazione quotidiana della gente, hanno da sempre spacciato cialtronerie e guazzabugli per ‘cura miracolosa’.

E questo, purtroppo, anche dopo l’avvento del metodo scientifico.

Recentemente, al lunghissimo inventario delle ‘terapie’ senza nessuna base scientifica che riguardano il colon, va aggiunta anche una nuova pratica: l’idrocolonterapia.

Se sei un paziente stitico, oppure affetto da colon irritabile, e ti hanno proposto l’idrocolonterapia come ‘rimedio naturale’ al tuo problema, fai molta attenzione.

E fai molta attenzione anche se sei un soggetto assolutamente sano, a cui hanno proposto l’idrocolonterapia senza ben chiari motivi scientifici, spacciandola un po’ per la Panacea di tutti i mali.

Leggi bene questa pagina, scritta dalla Dott.ssa Luisella Troyer, Chirurgo Proctologo, che vuole aiutarti a far luce sulla reale efficacia (se c’è) di una ‘pratica medica’ che sa molto di poltiglia di marketing e molto poco di Medicina.

Cos’è il colon?

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Il colon, chiamato in anatomia medica intestino crasso, è l’ultima parte del lungo apparato gastrodigerente umano.

È un lungo organo, di circa 2 metri di lunghezza, che comincia laddove finisce l’intestino tenue, ovverosia alla giunzione della valvola ileocecale posizionata grossomodo in corrispondenza della fossa iliaca destra.

Il colon è diviso convenzionalmente in cinque parti, che avvolgono tutto l’addome: il colon ascendente, il colon trasverso, il colon discendente, il sigma e il retto, cioè l’ultima parte che sfocia poi nel canale anale e nell’orifizio anale.

Nel linguaggio comune, sebbene la parola 'intestino' sia valevole sia per l'intestino tenue che l'intestino crasso, si tende a considerare il colon come organo di riferimento primario.

Qual è il compito del colon?

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Il compito primario del colon è quello di riassorbire i liquidi e gli elettroliti del chilo, cioè i residui del cibo già privato dei nutrimenti dall’intestino tenue.

Il chilo è un liquido lattiginoso, composto essenzialmente da acqua, elettroliti, disaccaridi non assorbiti dai villi intestinali e altre sostanze di scarto del nostro metabolismo e della digestione.

Percorrendo tutto il tubo del colon per mezzo del naturale movimento della peristalsi intestinale, il chilo viene spremuto pian piano fino al retto, e privato poco a poco dei sui liquidi ed elettroliti dai vasi linfatici, presenti in grandi quantità per tutta la mucosa.

Mentre viene privato dei liquidi, che saranno rimessi nel corpo dal sistema linfatico, gli zuccheri residuali del chilo ed elementi di scarto come la bilirubina vengono aggrediti e fermentati da un gran numero di batteri che vivono in simbiosi con la mucosa intestinale.

Questa fermentazione batterica completa la digestione, proteggendo la mucosa dagli irritanti zuccheri indigesti e rendendo il chilo alvo, cioè una massa compatta, morbida e voluminosa di colore marrone, che potrà essere espulsa con facilità dall’orifizio anale, sotto forma di feci.

Fermentando e trasformando il chilo in alvo, i batteri simbionti del colon producono, come materiale di scarto, delle vitamine indispensabili per il nostro corpo, come ad esempio le vitamine del gruppo B (B9, B12) e la vitamina K, che verranno poi assorbite dai vasi linfatici e dunque indirizzate verso il circolo ematico.

Consigli proctologici

La pratica del lavaggio del colon ha origini antiche, ancora più antiche di quelle del clistere.

Sappiamo da fonti certe che veniva eseguita già in epoca egizia, e in maniera non troppo dissimile da quella eseguita tutt'oggi, mediante l'idrocolonterapia.

Proprio su questa 'antichità storica' del lavaggio del colon spesso fanno leva i fautori dell'idrocolonterapia, che indicano come efficace ed attendibile la pratica oslo perché veniva già eseguita dalla (spesso molto enfatizzata) medicina egizia.

Va ricordato che la medicina dell'antico Egitto, sebbene sicuramente avanzata per i tempi in cui era praticata, era poco più che una serie di rituali e sortilegi, spesso senza alcuna attinenza causa-effetto (cosa contro cui Ippocrate di Coo successivamente si scagliò, e a ragione).

Molte 'cure' della medicina egizia, con gli occhi di ora, sarebbero sicuramente viste come pratiche barbariche e senza alcun senso scientifico, come ad esempio la 'cura' dell'emicrania con un pasticcio di erbe applicate su un coccodrillo d'argilla a sua volta posizionato sopra la testa dello sventurato paziente.

Questo ovviamente nulla toglie all'ingegno e alla grande spinta propulsiva alla Medicina dell'antico popolo egizio, che per primo istituì le 'specializzazioni' mediche e la casta degli aiutanti ut, cioè i precursori degli infermieri, ma ogni epoca va contestualizzata e ragionata non con gli occhi contemporanei, bensì immedesimandosi negli usi e costumi delle popolazioni del periodo.

Il cibo come fonte indispensabile per la sopravvivenza

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L’essere umano è un mammifero appartenente alle grandi scimmie, che a loro volta appartengono al regno animale.

Tutti gli animali sono creature eterotrofe, cioè incapaci di sintetizzare l’energia e gli elementi organici essenziali alla loro sussistenza partendo da semplici elementi chimici inorganici.

Questo compito, nel ciclo della vita per come noi la conosciamo su questo pianeta, è svolto da altri esseri viventi, ad esempio le piante del regno vegetale.

Questi organismi, definiti autotrofi, possono sintetizzare gli elementi organici partendo da elementi semplici, come l’acqua, i minerali e l’energia solare, e vengono perciò definiti produttori.

L’essere umano ha un apparato gastrodigerente estremamente duttile, frutto di un’incessante e meticolosa selezione naturale ed evoluzione.

Il nostro sistema masticatorio e digestivo è difatti un ottimo esempio di adattamento a qualsiasi tipo di dieta, secondo i principi dell’alimentazione onnivora.

Cibandoci di cereali, di verdura, di frutta, di carne, di pesce, di prodotti derivati da altri prodotti animali o vegetali, riusciamo ad assorbire l’energia e gli elementi minerali e chimici essenziali per il nostro sostentamento, e che prende il nome di nutrizione.

Il nostro metabolismo è molto complesso, come peraltro quello di tutte le forme di vita avanzate, e richiede costanti e regolari quantità di energia e di nutrienti, che assorbiamo consumando i nostri pasti su base quotidiana.

Questo continuo assimilare i nutrienti (e l’energia potenziale in loro presente, sotto forma di carboidrati) rende la digestione un processo altrettanto continuo, che impegna tutto il nostro metabolismo.

Colon incluso, che difatti è sempre in attività, poiché il suo lavoro inizia proprio dove quello di tutto il resto dell’apparato gastrodigerente finisce.

La defecazione e l’importanza della regolarità intestinale

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Come abbiamo visto poco in alto, un essere umano in salute ha bisogno di regolare alimentazione su base quotidiana.

Generalmente, datosi che lo stomaco ha una capienza limitata, tutto il fabbisogno quotidiano di calorie viene assimilato non in un unico pasto, ma in più pasti durante tutto il giorno.

Il numero di pasti varia a seconda degli usi e costumi di dove si vive, delle disponibilità economiche e, non per ultimo, anche delle abitudini lavorative o preferenze personali.

Generalmente, in Italia ed in occidente ci preoccupiamo almeno di provvedere a due pasti principali, abbastanza sostanziosi, effettuati di solito durante la prima parte della giornata e verso il suo finire.

In Italia, sovente integriamo questi pasti principali con altri piccoli rifornimenti, come ad esempio lo spuntino pomeridiano o la prima colazione (nel resto dell’occidente, invece, la prima colazione è il pasto principale della prima parte della giornata).

Essenzialmente, a parte casi specifici (patologie o particolari richieste sportive), l’unica parte del nostro giorno dove non mangiamo è quando dormiamo.

Questo ciclo di alimentazione fa sì che, mediamente, un essere umano in salute produca circa 150 grammi di feci ogni giorno, di buona consistenza, morbidezza, di normale colore marrone (più o meno sfumato) e non eccessivamente maleodoranti.

Per produrre tutte queste feci, il colon lavora senza sosta, coadiuvato dall’azione dei batteri simbionti della mucosa.

Difatti, nell’intestino, almeno finché si è vivi e ci si nutre, è sempre presente il chilo, che i vasi linfatici della mucosa e l’azione di fermentazione batterica tramuta costantemente in alvo.

Questo processo è naturale e fisiologico: l’intestino non sta mai ‘fermo’, ma produce costantemente piccoli spasmi ben coordinati che spingono il chilo per tutta la lunghezza dell’organo, fino a tramutarlo in feci pronte per essere espulse.

Questo movimento, chiamato peristalsi, è involontario e dunque automatico: il colon in salute lo effettua sempre, ogni momento, poiché in ogni momento è presente il chilo da riassorbire dei liquidi.

La naturale produzione di muco da parte delle ghiandole mucipare della mucosa e la costante azione di fermentazione dei batteri assicurano che le feci transitino senza ostacoli per tutto il colon, fino all’ampolla rettale.

Completata l’evacuazione, il colon già sta trattando altro chilo proveniente dall’intestino tenue, ed è già iniziato un altro ciclo.

Eventuali residui fecali del ciclo precedente, presenti ancora sulle pareti della mucosa del colon, sono ‘spazzati via’ dalle nuove feci in formazione, e questo processo funziona ininterrottamente.

Questo fisiologico atto dura finché si è viventi e, in situazioni di normalità e in assenza di patologie, garantisce la perfetta regolarità intestinale.

La stipsi, un problema antico e sempre mal vissuto

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In Medicina, per stipsi (o stitichezza) si definisce quella condizione patologica intestinale che impedisce di provvedere a regolari e soddisfacenti evacuazioni su base giornaliera.

Datosi che la regolarità intestinale di ogni persona può variare, non solo per via degli stili di vita e dell’alimentazione ma anche per predisposizione congenita, la media di 150 grammi di feci evacuate ogni giorno deve essere presa con le giuste cautele.

Solitamente si parla di stipsi quando vi sono meno di due evacuazioni a settimana, e la maggior parte di esse presenta difficoltà al ponzamento (l’atto di spingere per evacuare), con la faticosa emissione di feci dure, spesso di conformazione cosiddetta ‘caprina’.

La stipsi affligge ogni popolazione del mondo va oltre le condizioni sociali, oltre il genere di appartenenza e l’età: si stima che almeno il 2% della popolazione mondiale ne sia affetta, e l’inizio della sintomatologia può manifestarsi già in età pediatrica.

Oltre al fastidio di non andare di corpo, alla pesantezza e al gonfiore generale che ne consegue (sintomi che chi è affetto da stipsi cronica conosce bene), ogni anno sono innumerevoli le risorse economiche destinate alle cure chirurgiche di tutta quella lunga serie di patologie correlate che lo stato di stitichezza generale comporta.

Il prolasso emorroidario, le ragadi anali, il fecaloma: queste sono solo le prime tre patologie, in ordine sparso, che la situazione di stipsi cronica può comportare, e che spesso richiedono ingenti risorse economiche e sanitarie per essere affrontate.

Da quel che ne sappiamo, la stitichezza ha da sempre afflitto l’essere umano, che ha sempre cercato rimedi, di qualsiasi genere, per contrastare il fastidio di non poter evacuare regolarmente.

Com’è noto, i nostri antenati si cibavano prevalentemente di verdure e cereali, con sporadiche integrazioni di carne e frutta, che comunque non erano appannaggio della maggior parte della popolazione europea almeno sino all’era moderna.

Questa dieta quasi forzatamente vegetariana conteneva il problema della stipsi nelle classi meno abbienti del popolo che, per forza di cose, non potevano permettersi altri cibi diversi dai vegetali.

Per i ricchi ed i potenti, però, le cose erano ben differenti.

Essi infatti potevano disporre di risorse economiche adeguate per mangiare carne, pesce e anche frutta fresca: tutti beni costosi poiché non solo difficili da cacciare, allevare o crescere, ma anche velocemente deperibili.

L’abuso di carne dei potenti e dei ricchi è un fatto storico e documentato in pressoché ogni cultura europea, e ha motivazioni non solo squisitamente gastronomiche, ma antropologiche.

Lo sfoggio della ‘potenza economica’ era manifestato anche nel permettersi di mangiare come tutto il resto della popolazione non poteva.

L’abuso di carne che molti potenti praticavano causava però relativi problemi all’intestino, che invece sentiva la mancava adeguata di fibre e verdure.

Così, la stipsi cominciò a divenire una patologia prevalentemente ‘dei ricchi’, un po’ in parallelo con l’obesità (sconosciuta invece ai poveri, che avevano piuttosto problemi di eccessiva magrezza).

I Medici dei secoli passati, la cui preparazione era prevalentemente filosofica, erano tutti a pagamento (non esisteva nessun servizio sanitario pubblico), e quasi tutti dunque pagati solo da chi poteva permetterseli.

Cioè i potenti: i regnanti, i commercianti, i nobili possidenti, ecc.

Tutte persone quasi sempre afflitte da problemi di stipsi, per il loro iper-consumo di carne a scapito delle verdure.

La Medicina dei tempi, dunque, piuttosto che curare le cause della stipsi e regolare la giusta dieta, pensò bene di iniziare a praticare, come unica terapia per la costipazione, la purga.

Nei secoli passati vennero prodotti una quantità enorme di intrugli lassativi e purganti più disparati: alcuni da ingurgitare per bocca, altri (la maggior parte) somministrati con un’invenzione che ormai possiamo dire millenaria, cioè il clistere.

Inventato addirittura dalla Medicina egizia, il clistere rimase una delle terapie più utilizzate in tutto l’occidente per secoli, e ancora adesso è una delle prescrizioni più abusate in tutto il mondo.

La fama del clistere come ‘panacea’ per i mali intestinali (e non solo) è ben nota in ogni testo medico anche non così tanto antico: il famoso Luigi XIV, il grande Re Sole, ne abusava in continuazione, ritenendolo la sua medicina prediletta.

Il Re Sole, da bravo ‘marketer’ dell’epoca, mise fine anche alla diatriba che voleva la Chiesa Cattolica contraria al nome in uso dai Medici dell’epoca per il clistere, cioè ‘lavanda’.

Tale nome, ampiamente utilizzato dai Clinici del periodo per promuovere le eccezionali qualità dei loro clisteroni, cozzava contro la famosa ‘lavanda dei piedi’ effettuata da Gesù nel giovedì di Pasqua.

Luigi XIV risolse l’aspra questione, rinominando il clistere in ‘rimedio’, e mettendo dunque d’accordo tutti.

Ancora oggi, la quantità abnorme di purganti e lassativi che vengono venduti contro la stitichezza sono commercializzati con tale nome: rimedio per la stipsi, rimedio per la costipazione, rimedio per la stitichezza, ecc.

Fino alla metà del 1800, il clistere rimase pressoché l’unico ‘rimedio’ per la costipazione, ma non solo: veniva prescritto per quasi ogni patologia, anche la più lontana possibile dalla stipsi.

La fine del clistere come panacea di tutti i mali e l’inizio della colonproctologia

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Nei primi decenni dell’800, il Medico francese Dott. Armand Trousseau descrisse accuratamente il transito intestinale, aprendo la strada a quella che poi diventò una diramazione della Grastroenterologia, cioè la Colonproctologia.

Nonostante i Medici dell’epoca cominciassero a capire le complesse dinamiche della digestione e della produzione delle feci, la resistenza del clistere come ‘rimedio per tutti i mali’ diffusa tra la popolazione era ancora molto forte.

Talmente forte da influenzare pesantemente la comunità scientifica, che vedeva ancora nella stipsi l’origine di un gran numero di patologie, spesso totalmente distanti dalla costipazione: dai dolori articolari alle patologie cardiache, tutto era imputato alla stipsi.

La giovane Colonproctologia aveva all’epoca poche armi per difendersi dall’ignoranza diffusa, e il ricorso a clisteri e lassativi era dunque sempre stra-abusato.

La scoperta del microbiota intestinale e della sua essenziale funzione nel completamento della digestione si devono al grande lavoro del microbiologo Louis Pasteur e dell’inizio dello studio scientifico sui microorganismi.

Uno dei suoi allievi, il russo Dott. Elie Metchnikov, scoprì la presenza della colonia batterica intestinale umana, e ne studiò accuratamente il ciclo vitale.

Questi studi del Medico e biologo russo chiarirono definitivamente il ruolo dell’intestino e la profonda interazione della mucosa con i batteri ‘amici’ che essa ospita in ogni momento, tramutando il chilo nelle feci e mantenendo protetto e sicuro tutto il colon.

Metchnikov fu anche il primo Medico che propose, al posto degli abusati clisteri, la somministrazione di fermenti lattici (quindi, batteri ‘amici’) come cura per molte patologie intestinali, secondo protocolli conosciuti e validi ancora ai giorni nostri.

Lentamente, la cura con i ‘peroni’ di purgante estremamente irritante della mucosa anorettale cessò, ma nella popolazione rimase ancora per molti anni, almeno fino al primo dopoguerra, l’idea sbagliata che purgarsi regolarmente col clistere ‘facesse bene’ a livello intestinale.

Proprio su questo credo, difficile a morire per via dei secoli e secoli di uso massiccio dei lassativi, si basa parte del successo, del tutto ingiustificato, dell’idrocolonterapia.

Che cos’è l’idrocolonterapia?

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L’idrocolonterapia è una pratica non medica, non riconosciuta come tale e che dunque non può essere definita ‘trattamento’.

Questa pratica, che non gode di nessuna pubblicazione scientifica a favore e che molti Medici considerano un abuso della professione, consiste nel lavaggio dell’intestino, dall’ampolla rettale sino al cieco.

Tale lavaggio è effettuato con acqua tiepida introdotta nella mucosa intestinale con una certa pressione, per permettere al liquido di ‘levare le impurità’ presenti nel colon e che, secondo i fautori di tale procedura, sono la causa di una lunga serie di patologie.

L'idrocolonterapia altro non è che la 'lavanda' praticata già secoli fa, solo modernizzata mediate un macchinario che, oltre che a immettere acqua nel colon per via rettale, è dotato di un secondo circuito aspirante, che drena l'acqua ed i residui di muco, chilo, feci e batteri (amici) presenti naturalmente nel colon.

Attualmente, non vi è alcuna correlazione provata tra presunti benefici del lavaggio del colon e la remissione di alcun tipo di patologia (intestinale o non), e quindi l'idrocolonterapia è, scientificamente, di valore nullo.

Perché si pratica l’idrocolonterapia?

Il presupposto su cui i fautori dell’idrocolonterapia fanno particolarmente leva, totalmente ingiustificato, vuole che ‘pulito’ corrisponda a ‘sano’.

E che quindi ‘ripulendo il colon’ delle impurità fecali si possa curare una lunga serie di condizioni di disturbo, e prevenirne di altre.

Tutto ciò non ha riscontri scientifici provati da serie ricerche e pubblicazioni, e pertanto non dovrebbe essere preso in seria considerazione dal punto di vista medico.

La correlazione con la presenza, naturale e fisiologica, dei residui fecali dell’intestino e condizioni patologiche come la stipsi cronica, il mal di testa, il nervosismo e l’insonnia (tanto per dirne alcune) non è mai stata dimostrata dalla scienza.

Tanto per dare un’idea dell’assurdità di questo presupposto (pulito uguale a sano), ecco una breve lista delle patologie o comunque condizioni patologiche che l’idrocolonterapia dovrebbe ‘curare’:

  • ‘Cura’ della stipsi;
  • 'Cura’ della colite;
  • Eliminazione del gonfiore intestinale;
  • Eliminazione della flautolenza;
  • Mal di testa;
  • Nervosismo;
  • Insonnia;
  • Riniti, 
  • Acne, dermatiti, eczemi ed invecchiamento della pelle;
  • Stanchezza cronica;
  • Cellulite;
  • Cattivo umore, malessere generale, diminuzione della concentrazione e delle facoltà intellettive;
  • Caduta delle difese immunitarie;
  • Reumatismi;
  • Asma bronchiale;
  • Prostatite cronica

Come ben si evince, la lista è lunga, e riguarda anche cose che, a ben vedere, con la digestione intestinale c’entrano ben poco.

Alcune di esse, e non è un caso da non sottolineare, hanno una condizione sintomatica talmente generica che è difficoltoso stabilire la vera origine del disturbo.

Allo stato attuale della Medicina, nessuna ricerca scientifica ha stabilito la correlazione benefica tra lavaggi periodici del colon con acqua a pressione e la scomparsa di anche una delle patologie presenti nella lista poco in alto.

L’idrocolonterapia è utile per eliminare le tossine dal corpo?

Proctologo in centro a Milano

Il corpo umano è un organismo biologico molto ben progettato, che ha già i suoi organi in grado di eliminare autonomamente le tossine, cioè i composti chimici di scarto oppure dannosi per il nostro metabolismo.

Tali organi sono fegato, reni e, non per ultimo, proprio il colon.

Il fegato si occupa di ogni tipo di trasformazione chimica necessaria per ogni genere di processo metabolico, compresa la rimozione di ogni tipo di sostanza tossica eventualmente presente nel sangue.

I reni sono invece il filtro naturale del corpo, che filtrano le tossine solubili in acqua presenti nel sangue, e le espellono sotto forma di urina.

Il colon, cioè l’intestino crasso, è infine l’organo deputato alla dimissione di tutte le tossine grasse (quindi non solubili in acqua): un compito che svolge egregiamente proprio grazie al microbiota che vive in simbiosi con la mucosa intestinale.

Queste tre organi sono necessari e sufficienti al corpo per auto-disintossicarsi, senza alcun bisogno di aiuti esterni.

L’invadere il colon con acqua tiepida, nel tentativo di ‘risciacquare’ la mucosa interna dalle ‘tossine’ è un assurdo medico, che non ha elementi di beneficio per l’organismo, anzi: l’acqua a pressione distacca la naturale protezione della mucosa fatta da muco, biofilm batterico amico e feci.

Senza più la sua naturale protezione, la mucosa intestinale diviene debole e facilmente irritabile, poiché a sua volta facilmente attaccabile da batteri ‘nemici’, virus e parassiti.

Quindi non solo l’idrocolonterapia non rimuove nessuna tossina dal corpo, ma danneggia e peggiora il naturale lavoro del colon proprio nell’espellere naturalmente e autonomamente le tossine grasse che, altrimenti, sarebbero deleterie per l’organismo.

L’idrocolonterapia migliora il movimento intestinale?

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La mucosa interna del colon è composta da tessuto riccamente innervato e vascolarizzato, avvolto invece da un tessuto muscolare liscio (Muscularis mucosae), cioè con capacità di limitato movimento autonomo, che fa contrarre e rilasciare tutto il colon con piccole contrazioni sincronizzate.

Questo movimento intestinale è chiamato peristalsi, e permette di ‘spingere’ l’alvo in formazione per tutto il colon, dal cieco sino all’ampolla rettale.

Mano a mano che il chilo, cioè i residui ancora non solidificati, passano per tutto il colon, i liquidi e gli elettroliti vengono assorbiti dai vasi linfatici, e diventano alvo e, dunque, feci.

Il movimento della peristalsi è automatico, ed è controllato direttamente al sistema nervoso involontario.

Non risulta in nessuna pubblicazione scientifica che l’idrocolonterapia sia un lavaggio migliorativo della peristalsi, quando le sue caratteristiche lo rendono semplicemente uno dei tanti modi di somministrare un comune clistere, solo introdotto oltre l'ampolla rettale.

La pratica del ‘lavaggio intestinale’ dell’idrocolonterapia non risolve le cause di una cattiva peristalsi, che spesso hanno radici congenite o psicosomatiche, o ancora dovute a cattive abitudini alimentari, come una dieta povera di adeguata quantità di fibre.

L’idrocolonterapia può curare la stipsi?

Proctologo in centro a Milano

No, non può.

La stipsi cronica, chiamata anche stitichezza, è una patologia che può avere una lunga serie di cause scatenanti, ma che di certo non può essere curata da una banale lavanda di acqua tiepida (non troppo dissimile ad un clistere).

La stipsi cronica si cura modificando l’eventuale dieta scorretta, introducendo il giusto quantitativo di fibre ed acqua, eventualmente rieducando il colon con la giusta terapia riabilitativa.

A volte, se la stipsi è data da un fenomeno di ostruita defecazione, è necessario risolvere il problema meccanico che impedisce alle feci di uscire correttamente, ad esempio ricorrendo alla Chirurgia ricostruttiva del rettocele o del dolicocolon.

L’idrocolonterapia non è niente altro che un clistere a pressione, che la storia ha dimostrato non solo essere inutile per combattere la stipsi e le sue cause, ma dannoso a lungo termine per il delicato equilibrio della mucosa intestinale.

L’idrocolonterapia può aiutare a staccare i residui fecali vecchi presenti nel colon?

Nell’intestino umano vi sono sempre elementi fecali oppure alvo in formazione.

Finché si è vivi, e per essere vivi, è necessario nutrirsi, e dunque attivare il lungo processo digestivo.

Il nutrimento avviene su base periodica, giornaliera, e non è un’opzione per nessuno: è un obbligo.

Finché vi sarà dunque nutrimento, il colon provvederà al riassorbimento dei liquidi del chilo, e a completare la digestione grazie al microbiota intestinale.

Sulle pareti dell’intestino saranno dunque sempre presenti tracce di alvo, ma ciò non deve preoccupare: la peristalsi provvede a spingere le feci in formazione verso il retto, in continuazione.

Nuovo alvo dunque spingerà gli eventuali residui del vecchio verso l’esterno, cioè l’ampolla rettale, in un ciclo continuo, che perdura sin quando la vita stessa perdura.

Non vi è dunque bisogno di ‘lavare via’ i residui fecali dal colon: i residui sono sempre presenti, e sempre ‘spinti via’ da altri residui.

Il corpo umano è i risultato di milioni di anni d’evoluzione, e ha meccanismi molto ben collaudati, in grado di renderlo autonomo nello smaltimento dei propri scarti del metabolismo.

Clisteroni d’acqua o meno.

L’idrocolonterapia può proteggere il colon dall’attacco di batteri e funghi nemici, come ad esempio la salmonella e la candida?

Proctologo in centro a Milano

No, la protezione naturale per i microrganismi patogeni che possono attaccare la mucosa intestinale è data esclusivamente dal biofilm del microbiota intestinale, dal muco naturalmente prodotto dalle ghiandole mucipare e, non di meno, dalla presenza delle feci in formazione.

L’alvo, cioè le feci che si stanno formando, è il risultato non solo del riassorbimento dei liquidi dei vasi linfatici del colon, ma anche (e soprattutto) della fermentazione batterica del microbiota intestinale.

I batteri nostri ‘amici’ che formano le feci si uniscono al muco prodotto dalla mucosa e la proteggono, fungendo da vero e proprio ‘tappo’ che impedisce l’accesso ad altri organismi nocivi.

Quando ci ammaliamo di enterocolite, ad esempio, è proprio perché la nostra flora batterica intestinale si è indebolita, e altri batteri nocivi hanno preso il posto di quelli amici.

L’idrocolonterapia dunque non solo non aiuta il colon a disfarsi dei batteri ‘cattivi’, ma anzi, porta via anche i batteri nostri amici, compreso il muco e i residui fecali che fanno ‘da tappo’ alle infezioni potenzialmente pericolose!

L’idrocolonterapia è utile come terapia per l’intolleranza al glutine e alle altre intolleranze alimentari?

La celiachia è quella patologia purtroppo incurabile che consiste nell’intolleranza estrema verso il glutine contenuto nei cereali.

Conosciuta dall’essere umano sin dai tempi antichi, dopo millenni non ha ancora una cura specifica che non sia l’assenza totale di glutine nella dieta.

Le violente scariche diarroiche dei pazienti celiaci cominciano immediatamente quando i villi intestinali dell’intestino tenue vengono a contatto con tracce, anche irrisorie, di glutine.

L’idrocolonterapia non solo non ha nessun tipo di effetto sulla celiachia, ma l’acqua tiepida a pressione non può andare oltre la valvola ileocecale, e dunque raggiungere l’intestino tenue, il posto dove parte la reazione violenta infiammatoria.

Ancora, l’idrocolonterapia non ha nessun tipo di effetto sulle allergie alimentari, che sono un fattore essenzialmente genetico.

Quindi, anche per questa domanda, la risposta è no.

L’idrocolonterapia migliora l’assimilazione dei nutrienti del cibo?

No, il lavaggio intestinale non ha nessun effetto sull’assimilazione dei nutrienti del cibo.

Il nutrimento che arriva all’intestino dallo stomaco, il chimo, è assorbito dai villi intestinali, che si trovano ben prima dell’inizio del colon, e il cui accesso è a senso unico, protetto dalla valvola ileocecale.

L’idrocolonterapia ‘sciacqua’ tutto il colon, ma non arriva all’intestino tenue e ai villi.

La sua utilità è dunque, anche in questo caso, pari a zero.

Consigli proctologici

Il microbiota intestinale è formato da oltre 400 tipi di batteri differenti, che vivono in simbiosi con la mucosa del colon e aiutano l'intestino a tramutare il chilo in feci.

Recenti scoperte scientifiche hanno definitivamente chiarito quello che si pensava da tempo, cioè che ogni persona ha il proprio microbiota intestinale, che varia dunque da soggetto a soggetto.

Ecco perché differenti persone reagiscono, a livello intestinale, in modo differente agli stessi cibi.

Preservare e mantenere in buona salute il microbiota intestinale è imperativo per ognuno di noi: i nostri batteri amici non devono essere 'lavati via' da un procedimento senza alcun senso medico, come quello dell'idrocolonterapia, ma vanno invece protetti e ben nutriti, per mezzo della giusta alimentazione, ricca di fibre ed acqua.

Ancora, è necessario evitare il più possibile alimenti irritanti per la mucosa e per la microflora batterica stessa, come alcool, cibi piccanti e speziati e latticini, che portano ad eccessiva fermentazione il chilo e causano dunque irritazione della mucosa.

A cosa può essere dunque utile l’idrocolonterapia?

A nulla: l’idrocolonterapia è una procedura inutile ai fini medici, che può essere comparata niente già che ad un clistere a pressione diffuso in tutto il colon.

Non ha alcun tipo di effetto benefico scientificamente provato, e non è risolutiva di alcuna patologia nota.

I suoi presunti effetti benefici sono nulli dal punto di vista scientifico, mentre anzi sono noti gli effetti collaterali di tale pratica, tutti dannosi per la delicata mucosa del colon.

L’intestino è un organo delicato, che si protegge con la giusta dieta, la giusta idratazione e la cura del suo altrettanto delicato microbiota intestinale.

Sebbene sia sin troppo facile pensare di risolvere problemi serie ed invalidanti, come ad esempio la stipsi cronica, con un banale lavaggio di acqua tiepida, è un’illusione che non ha alcun riscontro scientifico.

Un po’ come, nei secoli passati, i Medici di allora ritenevano utile praticare clisteroni e salassi per qualsiasi condizione di disturbo.

Oggigiorno sappiamo tutti che tale pratiche erano inutili (quando andava bene), e dannose invece quando andava male.

Lo ‘sciacquare il colon’ con acqua tiepida a pressione ha una sola, grande utilità: fa guadagnare molto chi produce costose apparecchiature per lo scopo, nonché il personale che pratica tale ‘lavanda’.

Ma anche l’idrocolonterapia, a ben vedere, può avere una piccola utilità, anche se non terapeutica: può essere usata ad esempio per la preparazione senza dolore ad esami invasivi che necessitano di adeguata pulizia (forzata) del colon, come ad esempio la videocolonscopia.

E difatti, proprio per la preparazione a questo esame, in origine, l’idrocolonlavaggio (e non ‘terapia’) era stato progettato.

In questo, la sua piccola utilità può essere vantaggiosa: può risparmiare al paziente la fastidiosa preparazione, a scapito però di alti costi di somministrazione e di acquisto dei macchinari.

Ecco perché, per ora, per un semplice motivo di risparmio, si preferisce far eseguire la preparazione al paziente il giorno prima dell’esame, con specifici farmaci elettrolitici.

Quali sono i rischi dell’idrocolonterapia?

Il passaggio di acqua a pressione per tutto il colon è un processo innaturale, per il quale il nostro intestino non è stato progettato.

Effettuando l’idrocolonterapia, si altera il delicato micro-clima intestinale, e si danneggia sempre il microbiota dell’intestino, che faticherà poi (e non poco) a riformarsi.

E si alterano tante altre cose.

Nello specifico, l’idrocolonterapia può:

  • Danneggiare il microbiota intestinale e l’equilibrio batterico amico;
  • Infiammare la mucosa, asportando il naturale strato di muco e residui fecali, esponendola dunque al potenziale attacco di microorganismi nemici;
  • Provocare degli squilibri elettrolitici, nonché la disidratazione;
  • Rallentare la peristalsi naturale, creando assuefazione ai lavaggi e ‘impigrimento' dell’intestino;
  • Perforare le pareti intestinali o danneggiarle, specie in presenza di diverticolosi
Consigli proctologici

Molto spesso, i centri medici che eseguono l'idrocolonterapia portano ad esempio, per impressionare i papabili pazienti, immagini del prima e del dopo il trattamento.

Tali immagini fanno vedere la mucosa intestinale del prima come 'sporca' e piena di strani e nauseanti residui bianco-giallastri, definiti 'tossine'.

Ovviamente, le immagini del dopo mostrano invece la mucosa perfetta e pulita, senza più nessun residuo.

Il che lascia intendere il paziente che il trattamento 'pulisca' il colon, e provochi quindi benessere.

Tutto ciò è fuorviante, insensato dal punto di vista medico e al limite della truffa: la mucosa intestinale è naturalmente sempre ricoperta di chilo e di feci in formazione, unite al muco prodotto dalle ghiandole mucipare.

Tali residui sono la naturale protezione della delicata mucosa, che è progettata proprio per avvantaggiarsi della presenza del microbiota intestinale amico, e rimanere dunque 'coperta' dall'attacco dei possibili microbi invece ben poco amichevoli.

Il colon DEVE essere sempre protetto da muco e feci, e non deve MAI essere 'vuoto e pulito'.

La pulizia totale del colon è richiesta esclusivamente prima di esami specifici, come ad esempio la colonscopia, e solo per un brevissimo periodo di tempo.

Ci sono controindicazioni all’idrocolonterapia?

Per i motivi precedentemente esposti, l’idrocolonterapia è sempre sconsigliata, per ogni soggetto.

Il nostro colon non ha bisogno di essere ‘lavato’ e il nostro corpo è in grado di smaltire autonomamente le tossine, grazie al costante lavoro di fegato, reni e anche l’intestino stesso.

Tutto ciò che altera il naturale equilibrio intestinale è sempre controindicato, per tutti.

Per concludere: sTai attento a disinformazione e pregiudizi

Il concetto del ‘purificare’ e ‘ripulire’ il colon è, come abbiamo visto, antico e duro a morire, purtroppo ben ancorato nel guazzabuglio di credenze popolari, disinformazione ed ignoranza medica che, oggi come ieri, affligge la popolazione umana.

L’idrocolonterapia è solo l’ennesimo tassello di queste pratiche senza alcuna motivazione scientifica valida, che vengono proposte per un unico motivo: il guadagno.

Non dissimilmente a chi propone la dieta gluten-free anche per pazienti assolutamente sani, oppure una dieta puramente vegana, anche l’idrocolonterapia rientra in quelle pratiche che vengono definite con l’inglesismo di Health Halo.

Pratiche che sembrano salutari, ma che invece sono totalmente inutili, e vengono proposte solo per puro guadagno, che si accompagna a considerevole ignoranza di chi recepisce il messaggio di marketing (spesso spacciato come informativa sanitaria).

L’idrocolonterapia è paragonabile ad un abuso medico, e ha elementi se non di autentica truffa, almeno di pratica ben poco chiara.

I fautori dell’idrocolonterapia snocciolano sempre solo i dati a loro favorevoli, ma finora non si è visto uno straccio di evidenza scientifica che supporti il lavaggio del colon come terapia utile (se non come preparatorio alla colonscopia).

Che il colon sia un organo indispensabile per il nostro benessere, e che partecipi attivamente alla nostra risposta immunitaria è un dato di fatto e scientificamente provato.

Così come è un rilievo ben accertato quello che vuole molte persone soffrire di stipsi e di problemi colonproctologici, e la mancanza adeguata, sul mercato, di professionisti Medici preparati ed esperti nel curare queste affezioni.

Ma il giusto deve sempre essere detto: non si può spacciare una pratica antica e scientificamente nulla come l’idrocolonterapia come trattamento medico, per di più benefico.

La Medicina si fonda su dati osservabili e misurazioni reali, e non sulla fiducia, senza alcuna prova a riguardo.

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Quindi ricorda che...
  • l'idrocolonterapia è una pratica non medica, che prevede il lavaggio totale del colon mediate un getto di acqua tiepida portata ad una data pressione;
  • la pratica del lavaggio del colon è antica, e praticata già dalla medicina egizia;
  • non vi sono evidenze scientifiche che il lavaggio del colon comporti un qualsivoglia benessere per il corpo;
  • la costipazione e la stipsi sono state sempre un problema per l'essere umano, specie per le categorie di persone dalla dieta povera di fibre e di acqua;
  • il clistere è sempre stato usato, dalla medicina antica, come rimedio per pressoché ogni genere di problema, anche per nulla attinente al colon;
  • l'inizio della colonproctologia e lo studio scientifico del transito delle feci hanno permesso, poco a poco, di capire l'inutilità dei clisteri;
  • il colon è popolato da un grande numero di batteri amici, definiti microbiota intestinale, che aiutano l'intestino a completare la digestione;
  • l'idrocolonterapia porta via il microbiota intestinale e la naturale protezione del muco, irritando dunque tutta la mucosa;
  • l'idrocolonterapia non è una cura per la stipsi, e non migliora la peristalsi intestinale;
  • l'idrocolonterapia non ha alcun fondamento medico-scientifico, e anzi potrebbe essere pericolosa per l'equilibrio del microbiota intestinale

Avviso deontologico medico
Nota deontologica

La Proctologia, in Italia, non ha ancora una Scuola di Specializzazione riconosciuta dal Ministero dell'Istruzione.

Non è quindi legalmente possibile riportare l'aggettivo 'specialista' al Medico Proctologo, poiché tale titolo accademico è riservato solo al Medico che, legalmente, ottiene un Diploma di Specializzazione.

Come branca della Medicina, la Proctologia può essere inquadrata come disciplina chirurgica, che può però allargarsi ed intendersi perfezionamento della Gastroenterologia, della Dermatologia, della Chirurgia Vascolare, dell'Oncologia, della Infettivologia e, non ultimo, anche della Ginecologia.

Questo vuol dire che la formazione del Medico che intende definirsi 'Proctologo' è effettuata prevalentemente sul campo, attraverso l'esperienza diretta e i casi clinici affrontati e risolti, nonché del continuo studio ed aggiornamento professionale.

La Dott.ssa Luisella Troyer, iscritta all'Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Milano, tiene dunque a precisare che ella è un Medico Chirurgo Specialista in Chirurgia Vascolare, e perfezionata poi Proctologo durante il suo trentennale esercizio della professione medica.

Chirurgo Vascolare Proctologo a Milano Dott.ssa Luisella Troyer

Quest'articolo è stato revisionato ed aggiornato dalla Dott.ssa Luisella Troyer il giorno:

domenica 11 febbraio, 2024

La Dott.ssa Luisella Troyer è un Medico Chirurgo, specializzata in Chirurgia Vascolare e perfezionata in Proctologia.

Sin dal suo percorso come specializzanda, la Dottoressa ha avuto a cuore lo studio e la cura delle patologie proctologiche, in particolar modo delle emorroidi e dei prolassi emorroidari.

Ha accumulato, nel corso del suo esercizio come Chirurgo, circa 5000 ore di sala operatoria come primo operatore, di cui circa 120 di emorroidectomia Milligan-Morgan.

È uno dei primi Medici ad aver studiato e sperimentato la terapia con scleromousse per le emorroidi patologiche, che la Dottoressa ha giudicato d'elezione per il trattamento non traumatico dei prolassi emorroidari, con statistiche di risoluzione superiori al 95% e pertanto spesso comparabili con l'accesso chirurgico.

In ogni sua visita proctologica la Dottoressa utilizza, a complemento della valutazione clinica, un moderno videoproctoscopio totalmente digitale, di sua ideazione e realizzazione, in grado di catturare in tempo reale flussi video in alta risoluzione, che compone l'esame specialistico denominato Videoproctoscopia Endoscopica Elettronica.

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